Ritenuta un tempo un pericoloso parassita dell'ape, capace anche di distruggere alveari, oggi la sua azione è stata ridimensionata e, quale spazzina, persino rivalutata. Soltanto i favi immagazzinati, se hanno contenuto di covata, possono essere seriamente danneggiati dalla sua azione. Fra i moltissimi insetti che vivono nell'alveare in simbiosi con le api oppure parassitizzandole o ancora cibandosi di miele, polline, cera, detriti, un posto di rilievo ha sempre avuto la tarma maggiore della cera, Galleria mellonella L. Spesse volte, soprattutto in passato, al suo intervento si attribuiva l'indebolimento se non addirittura la scomparsa di interi alveari con successiva distruzione dei favi e danneggiamento dei telaini ed arnie. In realtà, nei climi temperati, la tarma della cera è ben contenuta dalle api e dai suoi nemici naturali per cui non causa danni negli alveari, se non quando questi sono troppo deboli o ammalati, ed allora il suo intervento può soltanto contribuire ad accelerare l'estinzione della famiglia. L'attività della tarma deve pertanto considerarsi anche utile, in quanto contribuisce all'eliminazione di favi abbandonati che possono costituire focolai di infezione di molte malattie delle api. La sua presenza è però senza dubbio nociva nei favi immagazzinati dove può causare gravi danni e dove, per questo motivo, deve essere combattuta.
Sistematica della Galleria melonella.
Appartiene alla superfamiglia Pyraloidea, comprendente lepidotteri di piccole e medie dimensioni (15-40 mm di apertura alare), con antenne filiformi e zampe sensibilmente lunghe, ali anteriori strette e allungate e posteriori più larghe e provviste di frenulo; l'apparato boccale è molto sviluppato. Le larve, nude o seminude, provviste di zampe toraciche e di cinque paia di pseudozampe, presentano comportamenti e regimi dietetici vari, nella maggioranza sono fitofaghe; abitudini trofiche particolari presenta invece G. mellonella che appartiene alla famiglia Galleridae.
Biologia
Le uova sono di colore giallo-biancastro ed hanno forma quasi sferica, sono strettamente incollate le une alle altre e posizionate in diverse linee combacianti in modo da formare così una placca. Vengono deposte preferibilmente in fenditure molto strette; questo accorgimento garantisce loro una difesa nell'alveare in quanto non possono essere rimosse dalle api operaie e sono protette dall'azione di insetti predatori. Schiudono rapidamente (5-7 giorni) se sottoposte a temperature elevate (29-35°C) mentre a temperature inferiori (18°C) possono impiegare invece più di 30 giorni. Oltre la metà delle uova non è però in grado di schiudere. La larva schiudendo, se in prossimità della cera ne morde tanti piccoli bocconcini che poi rigurgita subito ed il mucchio di palline di cera intorno alle uova è il segno evidente della schiusura delle stesse. Le larvette appena nate sono mobilissime e quindi in grado di allontanarsi alla ricerca di cibo. Dopo la prima fase di vagabondaggio, che può durare circa 24 ore, la larva comincia a scavare gallerie nell'alimento, spingendo gli escrementi verso l'estremità delle stesse. Le gallerie con il compito di difendere le larve dall'attacco delle api operaie, vengono rivestite di seta che è filata in quantità più elevata all'approssimarsi delle mute. Il numero delle mute è, in media otto, ma può modificarsi al variare delle condizioni ambientali (cibo, temperatura, umidità ecc). Allo stesso modo varia il tempo di sviluppo che può durare da 15-20 giorni in condizioni ottimali a diversi mesi se la larva deve affrontare condizioni avverse. Terminato l'accrescimento ponderale della larva si ha l'imbozzolamento, quindi la trasformazione in crisalide ed infine lo sfarfallamento. L'adulto della tarma della cera ha una apertura alare in media di 25-30 mm per il maschio e 40 mm la femmina. Le ali nel maschio sono in genere di colore bruno scuro o castano scuro. La vita degli adulti può durare da pochi giorni, con temperature prossime a quelle degli alveari, fino a oltre un mese con temperature più basse. Gli accoppiamenti cominciano poco dopo lo sfarfallamento e dopo qualche ora la femmina inizia a deporre uova in placche di circa 250. Nell'arco della sua vita la femmina depone mediamente 1.400 uova. Si calcola, però che anche in condizioni ottimali di allevamento circa l'80% delle progenie non concluda il proprio ciclo vitale. All'interno dell'alveare la percentuale di individui che sopravvivono è, poi, estremamente più bassa.
La Galleria melonella nell'alveare
L'adulto appena sfarfallato si allontana dall'alveare e si dirige verso gli alberi. La femmina, al sopraggiungere della sera, quando le api sono meno aggressive, rientra negli alveari per la deposizione. E' attratta dalle famiglie più forti nele quali l'allevamento di abbondante covata garantisce temperature più alte. Solo se una famiglia si indebolisce notevolmente si ha, però, la possibilità di sviluppo di una vera e propria infestazione. E' tuttavia raro che un favo del nido non contenga uova e larve. Se vengono a mancare le api, 10 favi sono in grado di consentire lo sviluppo contemporaneo di anche 5.000 larve. Non è difficile immaginare il potenziale pericolo derivante dalle tarme della cera se le api non fossero capaci di difendersi e se non esistessero limitatori naturali. Tra i problemi causati dalla larva della tarma si può riscontrare, soprattutto in primavera, il fenomeno delle "covata disopercolata", inconveniente provocato con maggior frequenza dalla tarma più piccola, l'Acroia grisella.Talvolta G. mellonella può cibarsi delle larve stesse, più spesso delle pupe, che appaiono così prive del capo e con l'addome forato o troncato. Solo nei paesi a clima tropicale, in cui le tarme compiono anche 5 cicli completi all'anno, si possono riscontrare danni più seri negli alveari.
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E' indispensabile tutelare la specie Apis mellifera nell'ecosistema terrestre; qualsiasi scambio di informazioni o opinioni sull'ape è importante per la sua stessa sopravvivenza