Il polline è costituito da molteplici corpuscoli di dimensioni microscopiche contenuti nelle antere del fiore e costituenti le cellule germinali maschili delle spermatofite . Esistono migliaia di tipi di polline: ogni specie di
pianta ne produce un tipo particolare, una vera impronta digitale.
Si parla di polline anemofilo quando la sua distribuzione avviene per mezzo del vento e di polline entomofilo quando è raccolto e trasportato dagli insetti su altri fiori, rendendo così possibile la fecondazione degli organi femminili. Colori e dimensioni: i granelli di polline si presentano in forma sferica o ovoidale, aventi diametri compresi fra 2.5 e 250 micron a seconda della specie. In media le dimensioni vanno dai 20 ai 40 micron. Il polline si presenta in forma di polvere fine, di colore dal bianco al nero; prevalgono i colori gialli, arancio e rosso.
La raccolta del polline: l’ape raccoglie il polline per l’alimentazione della covata (uova, larve e ninfe). Questo alimento costituisce infatti l’unica fonte proteica che, abbinata a quella energetica degli zuccheri, consente la crescita dell’insetto e costituisce la materia prima per la produzione della pappa reale. Esistono delle api raccoglitrici specializzate nella raccolta del polline; in genere questa operazione è svolta dalle api più vecchie nell’ultima parte della loro esistenza. L’ape si posa su un fiore e mentre succhia il nettare nel calice, il suo corpo si ricopre di polline che le cade addosso; l’insetto lo raccoglie con le zampe, lo porta alla bocca dove lo inumidisce con un po’ di nettare rigurgitato e saliva e, con le zampe posteriori, lo riduce in palline che verranno depositate nelle ceste poste sul terzo paio di zampe. Dopo aver visitato vari fiori, le due ceste si riempiranno di 2 palline di circa 7-8 mg ciascuna; la raccoglitrice porterà il suo raccolto all’alveare e lo cederà alle giovani operaie che, dopo averlo umidificato e ricoperto di miele, lo depositeranno nelle celle.
Ogni pallina portata dall’ape contiene vari milioni di granelli di polline. La raccolta del polline da parte delle api va dalla fine dell’inverno all’inizio dell’autunno, però il periodo più favorevole è quello compreso fra la metà della primavera e il principio dell’estat Si è calcolato che ogni anno in un’arnia vengono accumulati dai 30 ai 50 Kg di polline Con l’impiego di “trappole di polline” è possibile sottrarre alle api parte del loro bottino pollinifero (in media non più del 10%). Sottoponendo il raccolto a rapida disidratazione con getti di aria a 40°C, si riduce l’umidità al 4-5% ed in tal modo le palline di polline sono meglio conservabili. Il polline raccolto con mezzi meccanici è molto meno attivo di quello raccolto dalle api e, si pensa, che siano proprio le modifiche apportate dall’ape sul polline, a renderlo privo di tossicità.
Composizione chimica del polline: ogni granulo pollinico è un’entità biologica che contiene il necessario alla vita: protidi, glucidi, lipidi, sali minerali e oligoelementi, vitamine ormoni ed enzimi.
Esistono notevoli differenze quali/quantitative nel polline a seconda dell’origine botanica. Indubbiamente l’elemento fondamentale resta la componente proteica che determina il maggior o minor valore del polline:
Protidi - si conoscono esattamente i vari aminoacidi presenti nel polline, sia liberi che combinati: acido glutammico, triptofano, arginina, cistina, istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina e valina.
La composizione aminoacidica del polline risulta molto vicina a quella della pappa reale:
Arginina - Istidina - Isoleucina - Leucina - Lisina - Metionina - Fenilalanina - Treonina - Triptofano - Valina. Le proteine appartengono per lo più al gruppo delle gliteline.
Glucidi - la componente glucidica è costituita soprattutto da glucosio, fruttosio e amido.
Lipidi - di rilevante interesse, soprattutto in campo cosmetico, è la frazione lipidica, che è anche quella sinora meno studiata. I lipidi rappresentano l’1-10% del peso totale del polline e il più ricco è quello di Tarassaco con un contenuto vicino al 15%. Compongono la miscela lipidica del polline trigliceridi, acidi grassi liberi (soprattutto insaturi come acido oleico, linoleico e linolenico) ed in saponificabili (idrocarburi, alcoli lineari e steroli).
Vitamine - particolare attenzione merita l’esame della componente vitaminica; tra esse vanno ricordate:
vitamina A - vitamina B1 o tiamina - vitamina B2 o ribflavina - vitamina B3 o vitamina PP o nicotinamide
vitamina B5 o acido pantotenico - vitamina B6 o piridossina - vitamina B7 o mesoinositolo-vitamina B8 o vitamina H o biotina - vitamina B9 o acido folico - vitamina B12 o cianocobalamina - vitamina C o acido ascorbico - vitamina D o calciferolo - vitamina E o tocoferolo
A queste vanno aggiunti i pigmenti flavonoidici che costituiscono il fattore P. Va annotato che solo i pollini delle api contengono carotenoidi, assenti nei pollini anemofili.
Sali minerali - i sali minerali presenti sono: K, Mg, Ca, P, Si, mentre fra gli oligoelementi sono stati individuati S, Mn, Cu, Fe, Cl, Ti.
Enzimi - l’attività enzimatica sarebbe dovuta alla presenza di fosfatasi, amilasi ed invertasi.
Ormoni - viene riconosciuta al polline un’attività ormonale sia estrogenica che androgenica.
Tra gli altri costituenti del polline presenti in quantità non trascurabile vanno ricordati: alcuni fattori di crescita (biostimuline), sostanze antibiotiche idroestraibili, acidi nucleici, sostanze allergizzanti e rutina, che aumenta la resistenza capillare.
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