martedì 18 giugno 2019
Carlo Amodeo, il signore delle api che ha "resuscitato" quella nera sicula
https://www.lasicilia.it/news/sicilians/254117/carlo-amodeo-il-signore-delle-api-che-ha-resuscitato-quella-nera-sicula.html
lunedì 10 giugno 2019
Le api capiscono i simboli numerici (eppure le stiamo ammazzando
Piccole grandi api: capiscono il concetto di zero, ma anche i numeri, associando simboli e quantità. Minuscoli ma potentissimi (e vitali) cervelli che sottovalutiamo e che continuiamo ad uccidere, riducendone le colonie di quasi un quinto solo nell’inverno 2017-2018. Con danni enormi diretti verso noi stessi.È una vera e propria strage di api: ai predatori naturali, nonché ciclici virus che purtroppo (o per fortuna) fanno parte del grande “gioco della natura” si unisce l’uomo, con l’uso indiscriminato e irresponsabile di pesticidi in agricoltura, veri e propri veleni che, nonostante i ripetuti allarmi e qualche timido tentativo di contenimento, in realtà non si fermano.
Stiamo uccidendo animali incredibili, che letteralmente sorreggono il Pianeta. Uno studio condotto dalla RMIT University (Australia) e pubblicato su Proceedings of the Royal Society B ha dimostrato che questi insetti riescono addirittura ad associare simboli a quantità, mostrando potenzialità finora sconosciute.
Era stato già dimostrato che le api capiscono il concetto di zero: una ricerca del 2018 pubblicata su Science da un team di ricercatori australiani e francesi aveva dimostrato per la prima volta che queste hanno raffinate abilità numeriche, in grado di utilizzare lo zero, avvicinando, in questo modo, la stessa nozione di “nulla” ai sistemi di Intelligenza Artificiale.
Ma c’è di più, perché gli impollinatori per antonomasia riescono anche ad associare simboli a quantità, un’abilità che, nonostante per noi sembri semplice, in realtà implica processi cognitivi piuttosto sofisticati.
Precedenti studi avevano mostrato che i primati e gli uccelli possono anche imparare a collegare simboli e numeri, ma questa è la prima volta che tale capacità viene riscontrata negli insetti. Le api hanno meno di un milione di neuroni, contro gli oltre 86 miliardi di quelli umani, e sono separate da noi da oltre 600 milioni di anni di evoluzione. Un risultato, dunque, particolarmente sorprendente.
“Ma se le api hanno la capacità di apprendere qualcosa di così complesso come un linguaggio simbolico creato dall’uomo – spiega Adrian Dyer, coautore dello studio – si aprono nuovi eccitanti percorsi per la comunicazione futura tra le specie”.
Foto: Università di Strathclyde
Strage di api, Italia tra le peggiori d’Europa
Un modo incredibile, affascinante, che ispira e dona vita a tutto il Pianeta, e che sta morendo. Il numero di colonie di api è diminuito del 16% solo nell’inverno del 2017-18, secondo uno studio internazionale condotto dall’Università di Strathclyde (UK), che si unisce a numerosi precedenti.Questo, in particolare, ha intervistato 25.363 apicoltori in 36 Paesi, rilevando che, su 544.879 colonie gestite all’inizio dell’inverno (si parla di api da miele), 89124 sono state perse, per una combinazione di cause che includono anche quelle naturali (es. meteo, parassiti). Un quadro preoccupante dove i comportamenti umani rischiano di infliggere ulteriori ferite determinanti.
Foto: Alison Gray/Journal of Apicultural Research
E il nostro Paese, ahinoi, è nella top 4 delle stragi più evidenti, insieme a Portogallo, Irlanda del Nord, e Inghilterra, con perdite superiori al 25%, mentre Bielorussia, Israele e Serbia sono state tra quelle con tassi di perdita inferiori al 10%. Ci sono state poi anche variazioni regionali significative in alcuni Paesi, tra cui Germania, Svezia e Grecia.
“La diminuzione delle colonie di api da miele è un problema complesso – spiega Alison Gray, che ha guidato lo studio – Tende ad essere influenzato meno dal clima generale che da specifici modelli meteorologici o da calamità naturali […]”.Certo è che se a tutto questo si aggiunge l’uso di veleni in agricoltura che continua a provocare stragi, il destino sembra segnato. E al concetto di zero, che le nostre amiche api capiscono, rischiamo di arrivare sul serio.
Lo studio è stato pubblicato su Journal of Apicultural Research.
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