domenica 19 aprile 2015

il veleno dell'ape mellifera....una scoperta nell'utilita' dell'uomo


http://www.guidaestetica.it/articoli/effetto-botox-con-il-veleno-dapi


 Il veleno d'api ha un costo di 300 euro al grammo. Foto: wikipedia.it
Sono sempre più le star, ma anche le persone comuni, che cercano di evitare interventi invasivi per apparire più giovani. Alcune operazioni, infatti, bloccano in parte l'espressività del viso e non conferiscono un aspetto naturale. Il veleno d'api, invece, sembra essere una delle ultime risposte che arrivano dal Brasile per rallentare l'invecchiamento cutaneo attraverso trattamenti non invasivi. Fra le star di Hollywood è conosciuto con il nome di  botox naturale  che, utilizzato sotto forma di crema o maschera, sembra poter ridurre le rughe del viso, facendo riacquistare alla pelle tono, elasticità e morbidezza. Fra elogi e perplessità, nonostante il prezzo non alla portata di tutti, il veleno d'api continua a riscuotere un grande successo.
L’ingrediente base: la melitina
Il veleno delle api, solitamente utilizzato da questi insetti per difendere il proprio alveare anche a costo della vita, promette di contrastare l'invecchiamento della pelle. Oltre a contenere miele e polline, questa sostanza racchiude un ingrediente "miracoloso" chiamato melitina, un amminoacido con proprietà antinfiammatorie presente nel veleno delle api. È a causa della melitina che si attiva una reazione naturale quando si spalma il veleno sulla pelle del viso. Questa sostanza, infatti, provocherebbe un aumento del flusso sanguigno e di conseguenza una maggiore produzione di collagene ed elastina, due proteine già presenti nel nostro corpo che tuttavia diminuiscono con l'età, causando l'invecchiamento cutaneo. Naturalmente il prodotto non può essere usato da quell'1% circa della popolazione che è allergico alle punture e quindi al veleno di questi insetti.
A scoprire questa reazione sulla pelle del veleno d'api è un ricercatore e apicoltore brasiliano, Ciro Protta, che promette di aver trovato il segreto capace di "ingannare la pelle" e ringiovanirla.
Il 'veleno' italiano
Le star internazionali che si sono convertite al prezioso veleno sono tante, da Gwyneth Paltrow a Kylie Minogue, ma sono ben poche le persone che possono permettersi le maschere al veleno d'api che possono raggiungere il costo di 300 euro al grammo. Tuttavia esistono alternative più economiche, fra cui la crema italiana Beelight, fornita dall'omonima azienda di Urbino che propone una crema al veleno d’api al prezzo di circa 90 euro per 50 ml. Il prodotto è a base di ingredienti naturali e biologici e, per la difficoltà di estrazione del veleno, la produzione è limitata ed è solamente disponibile online.
Beelight spiega a Guidaestetica.it l'efficacia del suo prodotto tramite le parole di Giampiero Girolomoni, professore ordinario di dermatologia all'Università di Verona: "Gli studi condotti dagli esperti dimostrano che già dopo alcune settimane la pelle tende a stendersi, le rughe di espressione si addolciscono e l’effetto distensivo del volto appare più visibile".
Il costo della 'spremitura'
L'alto prezzo dei prodotti a base di veleno d'api è giustificato dalle migliaia di api che servono per produrre un grammo di questa sostanza. Secondo quanto affermano le imprese produttrici, la raccolta del veleno non sarebbe dannosa per questi insetti, che non vengono uccisi ma momentaneamente privati del loro veleno. Le api sono costrette attraverso "scariche elettriche a bassa tensione, a estroflettere il pungiglione e quindi a emettere il veleno. Utilizzando un apposito telaio collegato a un dispositivo elettrico gli apicoltori ottengono la deposizione del veleno su una lastra di vetro senza che il pungiglione rimanga conficcato nel sovrastante telo di nylon. Una volta essiccato sulla lastra il veleno viene raschiato e conservato sotto forma di cristalli" spiega Girolomoni.
L'utilizzo di tecniche non letali è un dettaglio molto importante, in quanto le api sono responsabili dell'impollinazione dei fiori e quindi dell'equilibrio naturale del pianeta. A causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, il numero di questi preziosi insetti è drammaticamente diminuito negli ultimi decenni. Tanto sono importanti le api per la sopravvivenza dell’uomo che l’Unione europea ha approvato quest'anno una normativa "salva-api" che durante due anni vieterà l’utilizzo di neonicotinoidi, pesticidi pericolosi per la vita di questi insetti.
Autore: Paola Giura



 

il veleno di ape potrebbe uccidere il virus HIV che provoca l'AIDS e cellule cancerose





http://www.apicolturaonline.it/feraboli3.htm




APITERAPIA
Le proprietà curative del veleno d'api hanno una tradizione lontanissima. Nell'antico Egitto molte malattie venivano curate con i prodotti dell'alveare . Trattamenti simili sono stati riportati da Plinio e Galeno . Carlomagno ed Ivan il terribile , che soffrivano di problemi articolari , furono curati con il veleno d'api.
Likomskiy nel 1864 e Terc nel 1888 pubblicarono i primi studi clinici sull'influenza delle punture d'api sulle patologie reumatiche.
Comunque l'impiego dell' apiterapia nella cura delle patologie reumatiche iniziò soltanto nei primi anni del novecento e rapidamente si diffuse in Europa. In America fu il dottor Beck di New York che diffuse questo metodo di cura attraverso una sua ancora attuale monografia pubblicata nel 1934.
In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un rinnovato interesse verso l'apiterapia grazie all'impegno di alcuni medici americani quali il dottor Saine , Broadmann , Cherbuliez ed altri ancora.
Nonostante tutto , questa terapia ha avuto il suo periodo di declino : infatti nella maggior parte dei testi classici di reumatologia essa è considerata un metodo di scarsa efficacia , ammettendo però il suo effetto come terapia istaminica e la sua efficacia antiinfiammatoria.
La causa di questo declino va ricercata nelle eccessive aspettative riversate in questa metodica e la sua troppo vasta diffusione senza che vi fossero esatte indicazioni terapeutiche . La conseguente poca credibilità di questo metodo è dovuta al fatto che mentre le ricerche cliniche e farmacologiche si sono svolte in laboratori con un rigore altamente scientifico , le ricerche cliniche sono state condotte , da una parte , con un entusiasmo quasi mistico e , dall'altra parte , da un gruppo di medici che credevano ciecamente nelle forze "naturali" presenti nel veleno d'ape. Inoltre molti prodotti terapeutici contenenti il veleno d'ape hanno molto spesso uno scopo esclusivamente commerciale contenendo una imprecisata e infinitesimale quantità di principio attivo di irrilevante significato terapeutico.
Se vogliamo ottenere una significativa valutazione dell'efficacia terapeutica del veleno , non dobbiamo considerarlo una panacea per ogni tipo di malattia reumatica , ma piuttosto un efficace coadiuvante del trattamento classico di queste patologie.
Le più importanti componenti del veleno , come abbiamo visto prima, sono l'istamina , la lecitinasi e la ialuronidasi.
L'istamina provoca dolore locale , edema, aumento dell'afflusso sanguigno ed agisce come un potente antiinfiammatorio. La vasodilatazione da essa provocata avviene per via riflessa , attraverso il sistema nervoso , anche nei tessuti profondi e può esercitare una influenza favorevole sulle infiammazioni croniche aumentando il metabolismo tissutale ed eliminando i prodotti dannosi dell'infiammazione.
La lecitinasi trasforma la lecitina in isolecitina (fosfolipasi B) che ha uno spiccato effetto emolitico distruggendo i globuli rossi ed altre cellule dei tessuti e partecipa all'azione fibrinolitica caratteristica del veleno d'api.
La ialuronidasi agisce come un fattore di diffusione del veleno , sciogliendo l'acido ialuronico del tessuto connettivo.
Altre sostanze proteiche presenti nel veleno hanno caratteristiche antigeniche e stimolano in questo modo le reazioni di difesa del sistema immunitario.
A quale di tutti questi fattori sia da attribuire l'effetto curativo del veleno d'api resta un mistero.
Generalmente nel punto in cui si viene punti da un imenottero si forma una piccola tumefazione di colore rosso , pruriginosa e calda che persiste per alcune ore o per alcuni giorni.
Reazioni più violente sono caratterizzate da un gonfiore più esteso che può interessare anche un intero arto.
In alcuni pazienti si associano effetti collaterali quali dolori in altre articolazioni ed in altre parti del sistema muscolo scheletrico , affaticamento, tumefazione generalizzata a tutto il corpo, cefalea , nausea e vomito , caduta della pressione sanguigna , aumento della temperatura corporea.
Queste reazioni non alterano l'efficacia terapeutica del veleno e non sono considerate un ostacolo al proseguimento della terapia , che potrà continuare utilizzando dosaggi di veleno inferiori a quello che ha scatenato l'effetto indesiderato.
L'intervallo ottimale fra una serie di punture e l'altra è di 5-7 giorni.
Le indicazioni al trattamento sono :

  • le patologie reumatiche ( artrosi , artrite reumatoide , gotta, fibromialgia ... )

  • tendiniti

  • neuropatie periferiche

  • eresipela

  • nefrite

  • idropisia

  • lombalgia , cervicalgia , sciatalgia

  • sclerosi multipla

Dove si punge ? Si punge generalmente sulle zone dolenti utilizzando l'ape viva applicata più volte , con l ' ausilio di una retina finissima per estrarre il pungiglione, oppure più api fino ad un massimo di 30 punture.
La durata della terapia varia da un minimo di una seduta fino ad un massimo di alcuni mesi , come nel caso dei pazienti affetti da sclerosi multipla.




Ricerche sull'efficacia della terapia con veleno 


d'api.
 
L'unico modo di convincere gli increduli e gli scettici sull'efficacia terapeutica del veleno d'api è di sperimentare questo prodotto su diverse patologie.
Negli ultimi vent'anni sono state eseguite numerose ricerche utilizzando modelli animali . Nei ratti , ad esempio , sono state iniettate nelle articolazioni degli arti sostanze per indurre lo sviluppo di processi infiammatori ; è stata quindi valutata l'efficacia del veleno d'api e del placebo nel ridurre o prevenire l'infiammazione.
Una di queste ricerche , condotta da Y.Chang e M. Bliven nel 1979 , verificò come il veleno non soltanto riducesse l'infiammazione , ma anche riuscisse a prevenire lo sviluppo dell'artrite nel ratto.
Lorenzette , Fortenberry e Busby avevano ottenuto gli stessi risultati nel 1972 .
Queste ricerche sono state avvalorate dallo studio di Eiseman , Von Bredow e Alvares che nel 1981 dimostrarono come il veleno (somministrato giornalmente ai ratti per 24 giorni ) ha la capacità di sopprimere ma non di eliminare l'infiammazione artritica degli arti posteriori di questi animali.
Vick ed altri suoi collaboratori studiarono nel 1975 l'eficacia di questa terapia su alcuni cani affetti da artrosi dell'anca , trovando che la capacità di movimento di questi animali aumentava del 70% rispetto al gruppo di controllo.
Nel 1992 nel New Jersey fu condotto il primo studio sull'uomo . Un gruppo di 108 soggetti affetti da artrosi , in cui le terapie tradizionali avevano fallito, furono trattati con il veleno d'api due volte alla settimana per un periodo di dieci settimane .
Non furono registrate complicazioni e la maggior parte dei soggetti mostrò un significativo miglioramento della sintomatologia dolorosa.
Nonostante questi incoraggianti risultati sono necessarie ulteriori ricerche , in special modo sull'uomo , prima che la comunità medica scientifica possa accettare il veleno d'api come un trattamento per l'artrite e per altre patologie in cui trova indicazione.

Esempi di trattamento
Artrosi di ginocchio
Lombalgia






 prodotti dal veleno di ape




in visuale il famoso pungiglione dell'ape

mercoledì 15 aprile 2015

un grave pericolo incombe sull'Europa per la vita delle api


nella strategia difensiva dell'ape giapponese quando immobilizza l'esploratore calabrone gigante giapponese e porta la temperatura a 46 C° tramite un battito d'ali intensissimo di una moltitudine di api....UNA  PARTE  DEL  SUO  CERVELLO  RIMANE  MOLTO  ATTIVA......determinado l'arrostimento lento del calabrone eploratore, che non potra' avvisare la sua colonia dell'avvistamento delle api che eludono l'invasione dei calabroni che sarebbe per loro mortale




Ma come mai gli americani si interessano tanto di questo grosso insetto cinese? Perché sembra essere stato trovato anche in varie zone degli USA, per esempio nell’Illinois, a Arlington Heights, come ha denunciato un allarmato apicultore dopo un incontro ravvicinato. Ma la nuova specie esotica osservata negli Stati Uniti sembra essere non il calabrone gigante (Vespa mandarinia), bensì il calabrone asiatico (Vespa velutina), di taglia un poco più piccola, che è ugualmente temibile per uomo e api in estremo Oriente, mentre in Europa e in America, dove è arrivato grazie alle importazioni dall’Asia, sembrerebbe finora non letale per l’uomo (tranne, come si sa, per individui con allergia specifica), però responsabile di punture dolorosissime e con cicatrici, e predatore implacabile di api. Gli apicoltori, perciò, sono nel panico: dopo la varròa, ora anche il calabrone asiatico! La produzione di miele nei Paesi occidentali potrebbe diminuire ulteriormente. Ma più grave ancora il rischio della mancata impollinazione in svariate piante importanti per la nostra alimentazione. Gli agricoltori sono preoccupati. Vari esemplari e grossi nidi di calabrone asiatico (Vespa velutina) sono stati trovati anche in Italia (v. articolo di giornale e immagine in basso), o a causa delle importazioni di piante orientali o, più probabilmente, per sconfinamento dalla Francia meridionale verso Liguria e Piemonte, come riferito da esperti e studiosi. Fatto sta che è arrivato già in Lombardia e in altre regioni del Nord Italia. Ma questi calabroni sono in grado di guadagnare centinaia di chilometri all’anno. Sono già presenti in Belgio e Gran Bretagna. Studiosi dell’Università di Torino stanno già studiando efficaci controlli e rimedi. D’altra parte, l’ecologia ha pure le sue regole, e si spera che i rigidi inverni europei non permetteranno, per ora, la proliferazione di questa specie esotica oltre la soglia di pericolo. Ma l’impatto sulla produzione di miele potrebbe essere notevole.


calabrone giapponese




come si difendono le api giapponesi dal calabrone giapponese...grazie all'attivita' di una zona del cervello




Una situazione di sconforto nel vedere in pochi giorni le api assediate in modo massiccio dalla Vespa Velutina. Nel video si sente la telefonata con un amico... Anche se le avevo già viste in azione lo scorso anno non immaginavamo un'escalation così violenta. Lo sconforto e l'impotenza possono scoraggiare ma non possiamo rassegnarci. Come Associazione APILIGURIA stiamo lavorando senza sosta quotidianamente in una lotta contro il tempo






prima foto: calabrone gigante giapponese

seconda foto: calabrone asiatico chiamato in Europa vespa velutina